Categoria: Comunicati stampa
Area tematica: Tematiche generali

Camera delle Regioni del Consiglio di Europa  

Intervento di Bruno Marziano componente della Camera delle Regioni a Strasburgo

In rappresentanza della Sicilia il presidente della Commissione attività produttive Bruno Marziano è intervenuto oggi a Strasburgo alla Camera della Regioni del Consiglio di Europa. Nella sua relazione Marziano ha affrontato le questioni relative alle Regioni speciali in Europa a Strasburgo. Rapporto che poi sarà trasmesso alla sessione plenaria del Congresso. “Il rapporto, basato su una analisi comparata delle regioni a statuto speciale esistenti oggi in Europa – ha detto Marziano -, dimostra che i principi della democrazia regionale sono più saldamente garantiti nelle regioni a statuto speciale. La ragione fondamentale della autonomia speciale della Regione Sicilia, trova la propria origine nella particolare situazione storica che si era determinata nell’isola nell’immediato dopoguerra quando, la condizione di grave disagio economico e sociale in cui allora si trovava la popolazione siciliana favorì la nascita di un forte movimento indipendentista. L’autonomia e lo statuto speciale, la possibilità di legiferare in proprio, come antidoto al separatismo. Le regioni a statuto speciale, infatti, godono di più numerosi ed incisivi poteri legislativi, amministrativi e finanziari rispetto alle altre regioni (in molti campi, infatti, le regioni a statuto speciale hanno poteri legislativi esclusivi). Spesso le ragioni storiche e quelle geografico-culturali coesistono e contribuiscono fortemente al riconoscimento della autonomia politica e legislativa”. Marziano ha poi ricordato come “nel caso della Sicilia, l’approvazione dello statuto speciale, norma di rango costituzionale, ha preceduto  quella della costituzione nazionale ed ha attribuito al presidente della regione il rango di ministro ed il suo diritto di partecipare alle riunioni del consiglio dei ministri tutte le volte che sono in discussione materia che riguardano la regione.  Le regioni a statuto speciale godono di maggiore autonomia finanziaria rispetto alle altre dello stato a cui appartengono. Ciò è necessario non soltanto perché tali regioni hanno più competenze e quindi più attività, ma anche perché un trattamento finanziario particolare é spesso una compensazione per una situazione territoriale o culturale particolare. Per fare un esempio concreto, alcune materie che nelle regioni a regime ordinario rimangono competenze dello stato (lavoro, formazione professionale,tutela dei beni culturali, ambiente e tutela del territorio ) nelle regioni a statuto speciale sono competenza della regione stessa che quindi ha a proprio carico anche  i dipendenti addetti a tali competenze”. Fatto il quadro il presidente della Commissione attività produttive ha poi proposto alla Camera della Regioni del Consiglio di Europa alcune riflessioni legate “alla realtà della mia regione, alle limitazioni alla sua autonomia che sono derivate dalla appartenenza alla Unione Europea, alle modifiche di carattere costituzionale intervenute negli ultimi decenni e soprattutto all’impatto che la crisi economica ha avuto e sta avendo sulle sue attività e di conseguenza sul funzionamento delle istituzioni locali,del sistema delle imprese e sulla vita dei cittadini. Originariamente, infatti, lo statuto siciliano attribuiva alla regione competenza legislativa esclusiva in una serie di materie importanti: Agricoltura, Lavori pubblici, Pesca, commercio, Industria. Materie sulle quali le successive normative europee hanno fortemente limitato la esclusività del potere legislativo. Inoltre, la riforma del capitolo V della Costituzione del 2001 ha accresciuto di molto i poteri delle Regioni a statuto ordinario soprattutto nel campo delle materie a competenza concorrente tra Stato e Regione tanto che si è parlato di una riduzione relativa dell’autonomia delle Regioni a statuto speciale, di un definitivo riconoscimento del ruolo delle regioni nell’impianto istituzionale dell’Italia, che, invece, era nata come stato unitario: Stato, province e comuni, senza regioni e con un ruolo sovraordinato dello Stato rispetto agli enti locali.
La riforma del capitolo V conclude il processo di regionalismo avviato nel 1970 con la nascita delle regioni a statuto ordinario.
Mi preme sottolineare però, assieme a questi aspetti di vetustà dello statuto siciliano, anche importanti elementi di modernità.
Esso infatti prevedeva già dalla sua nascita, nel 1946, l abolizione della provincia come livello intermedio di governo di area vasta e la sua sostituzione con i "liberi consorzi di comuni", questione oggi molto dibattuta in Italia nell ambito delle politiche di spending review, di riduzione dei costi della politica e di riforma della multilevel governance. Una semplificazione dell’impianto istituzionale della regione,approvata appena ieri dal parlamento regionale, che nel prossimo futuro dovrà essere accompagnata da un processo di devoluzione di poteri dalla regione ai comuni e ai liberi consorzi dei comuni. Ma, se la riduzione dei costi della politica, la spending review, la semplificazione dell’impianto istituzionale degli stati e delle regioni è assolutamente necessaria per mettere in ordine i conti dei vari paesi, altri strumenti di risanamento della finanza pubblica stanno determinando effetti e conseguenze perverse per l economia e per la vita dei cittadini. Mi riferisco evidentemente alle rigidità del patto di stabilità interno ed in particolare alla applicazione dei suoi vincoli, non solo per le spese correnti di stati, regioni ed enti locali, ma anche per gli investimenti; regola che determina in alcuni casi conseguenze drammatiche sull’economia reale prima fra tutte l’impossibilità in molti casi di utilizzare i fondi europei per la cui spesa sono necessarie le quote di cofinanziamento, ma anche l impossibilità di pagare le imprese che hanno realizzato lavori per la pubblica amministrazione e che si vedono dilazionati i pagamenti in misura tale da costringere a fare ricorso al sistema creditizio ed all’indebitamento. È proprio la situazione del sistema creditizio è l’altro elemento che enfatizza le conseguenze della crisi: molte piccole e medie imprese, molte aziende agricole, industriali e commerciali sono spesso costrette a rinunciare ai finanziamenti europei poiché non riescono ad accedere al credito per coprire la quota di cofinanziamento a loro carico prevista dai bandi per l’utilizzo dei fondi strutturali. Mi permetto di indicare,perciò, alcune proposte che potrebbero alleviare le conseguenze disastrose dei vincoli del patto di stabilità senza per questo allentare le politiche di rigore e di risanamento.
1) La possibilità per regioni ed enti locali di derogare al patto di stabilità per tutte le quote di cofinanziamento dei fondi europei e per gli investimenti pubblici e produttivi.
Una sorta di patto tra Unione Europea, stato nazionale e regione in cui la regione si impegni a non incrementare e ridurre la spesa corrente ed in cambio l Unione e lo stato nazionale concedono lo sforamento del patto di stabilità per gli investimenti, in particolar modo per quelli che utilizzano cofinanziamento europeo e per i pagamenti alle imprese che hanno effettuato lavori per la pubblica amministrazione e che aspettano i pagamenti da oltre un anno.
2) La semplificazione delle procedure per l utilizzo da parte degli enti locali e delle imprese di fondi quali Jeremy e Jessica in modo diretto, scavalcando il sistema bancario, stante il fatto che sono fondi alimentati direttamente dalle regioni con fondi europei non utilizzati.
3) Applicando lo strumento del "patto di stabilità verticale incentivato"  e cioè, per esemplificare, la cessione da parte delle regioni di quote di spesa ad esse attribuite verso gli enti locali per consentire investimenti nel campo della tutela  e della salvaguardia del territorio, dell’ambiente, dell’edilizia scolastica etc.
So che non si tratta di proposte di non facile attuazione e  per la cui eventuale realizzazione sono necessari passaggi e decisioni che non competono a questo organismo.
Ma sono altrettanto convinto che non si può non prendere atto della gravità della crisi, degli effetti drammatici sulla economia e sulla vita quotidiana delle persone e quindi del dovere che abbiamo di indicare soluzioni che pur in un quadro di risanamento dei conti pubblici possano contribuire a rilanciare sviluppo ed occupazione, a superare la crisi attuale, a ridare aspettativa e speranze di futuro alle giovani generazioni. Fu proprio per evitare alle giovani generazioni le sofferenze e le privazioni causate dalla guerra che i padri fondatori pensarono alla creazione di quella che oggi é l'Unione Europea. Ed é al futuro delle giovani generazioni che dobbiamo  nel trovare le soluzioni  alla grave crisi di oggi”.
 

 

  • Bruno Marziano | Sito ufficiale

    Io sto con chi crede ancora nella politica seria e per bene. In questi anni, da solo o con il gruppo parlamentare del Partito Democratico, mi sono impegnato a Siracusa e in Sicilia per dare risposte concrete ai bisogni e alle aspettative della gente. Il mio lavoro ha sempre riguardato diverse aree strategiche per lo sviluppo del territorio: industria, politiche del lavoro, infrastrutture, ambiente, sanità, politiche sociali, scuola, università e formazione, cultura e turismo Sempre al servizio delle famiglie, dei giovani, dei lavoratori, delle imprese.