Categoria: Intervento/Opinione
Area tematica: Tematiche generali

Interventi di Bruno Marziano e di Maria Rita Sgarlata alla manifestazione dell'area Bersani del 15 Luglio.

Il PD per l’alternativa al Centrodestra
(Mariarita Sgarlata)

Appartengo al gruppo dei nativi del PD e, pur consapevole della politica “plurale” della sinistra, vorrei riconoscermi in una sola, proprio perché la mia passione politica è maturata con la fondazione del Partito Democratico e perché solo sulla “politica una” si costruirà la vera alternativa al Centrodestra. Ciò nonostante, in questi mesi di appartenenza ad un organismo di partito, ho imparato a conoscere le diverse anime del PD a Siracusa, che riproducono specularmente, per molti versi e con le ovvie varianti locali, lo scenario italiano. Certamente lo specchio siracusano riflette il volto nazionale: da un lato, una navigazione a vista, la carenza di un profilo programmatico chiaro (un deficit progettuale) in grado di delineare un orizzonte di regole e equità sociale, un progetto di futuro per questo Paese e, di rimando, per la nostra città, in forte degrado; dall’altro il “conservatorismo” (parola strana per chi dovrebbe “riformare”), la difficoltà cioè nel dare corpo ad un rinnovamento della politica che solo un nuova circolazione delle idee e anche nuovi soggetti motivati possono assicurare, visto anche lo scarso appeal, una disaffezione a tutto tondo, che la politica esercita ormai sulla gente comune.
Desidero essere breve e mi fermo solo su quattro punti, che considero fondamentali per la costruzione di una vera alternativa di governo:

1) rapporto del PD con la società civile, che si è configurato, prima della primavera, come un rapporto guardingo, una partita a scacchi, in cui si misurano continuamente le mosse e le loro conseguenze.

Non è un caso che la vera alternativa per un risanamento complessivo dell’Italia la stia costruendo la gente comune, che è andata a confluire a mano a mano (una sorta di conversione di massa!) nel nuovo soggetto politico, la società civile. Non che il mio partito non abbia guardato, prima degli altri, e valutato positivamente, l’apporto che la società civile poteva dare al rinnovamento della politica ma è affiorata spesso una diffidenza, una resistenza a far uscire dalle retrovie gli appartenenti alla società civile che avevano deciso di impegnarsi in politica. E come non si poteva rimanere sconcertati dalle parole dei nostri leader che l’estate scorsa proclamavano: “E’ inutile cercare un Obama bianco, è inutile cercarlo nella società civile”. E ancora si domandavano “chi sono quelli della società civile?”, rispondendosi da soli “sono quelli con cui si va a cena perché la politica è un’altra cosa… appartiene ai professionisti”. Gli eventi degli ultimi mesi (i risultati delle amministrative e dei referendum) hanno dimostrato che il vento è cambiato (cambia il vento è il nuovo slogan del nostro partito) e che se ciò è successo, è inutile negarlo, lo si deve ai “non professionisti”. E’ chiaro adesso che la nuova partita si gioca su questo fronte e non su altri: non tradire le aspettative di questo flusso (il movimento invisibile di Diamanti) che ha portato nuovi consensi e capitalizzarne i risultati, dare corpo alle richieste di questo nuovo soggetto e ai “disamorati” della politica, che chiedono equità sociale, produttività e taglio ai costi della politica come esempio di un nuova etica. Riempire quello che gli analisti hanno definito, via via, il vuoto della sinistra (Lazar), la politica immobile (Urbinati) e farlo, abbandonando i trasversalismi, le ambiguità e soprattutto smarcandosi dall’idea, dominante nelle scelte del Centrodestra ma purtroppo anche della Sinistra, che i mediocri siano più funzionali dei capaci.
Cito, perché mi sembra più efficace di tutto, alcune parti di un discorso immaginario tra Caligola e il successore Claudio, contenuto in un’opera di Pietro Verri: “Se vuoi essere tu il padrone, poiché non puoi fare tutto da te medesimo e ti sarà forza servirti dell’opera de’ tuoi ministri, bada bene alla scelta. Un uomo che abbia principi e che operi in conseguenza non è da scegliersi poiché si opporrà alla tua volontà ogniqualvolta ella sia diversa da’ suoi principi. Guardati dall’uomo virtuoso, fermo e che abbia l’animo libero, egli cercherebbe di fare l’interesse de’ popoli, ambirebbe la gloria, sacrificherebbe alle sue idee e ti darebbe inciampo ad eseguire la volontà tua e ad agire da vero padrone… Ti consiglio di scegliere uomini mediocri, incerti ne’ principi, macchiati sì di vizi ma con riserva e tali che facciano eseguire quando gli si ordina”. E adesso ci siamo chiesti perché nei posti chiavi “giganteggiano” i mediocri? Bisogna quindi sbloccare, con una nuova legge elettorale, le candidature scelte dai vertici di partito per ragioni spesso opache, legate alle clientele.

 

2) rapporto del PD con le nuove generazioni. E’ un tema cruciale dato che i ventenni italiani sembrano avere recuperato una insperata sensibilità verso i temi della politica partecipata.

 

Il loro click activism, com’è stata definito, meriterebbe la scelta di un linguaggio nuovo, non nella forma, come si potrebbe pensare, ma nella sostanza. L’uso di slogan a effetto deve essere accompagnato da un programma immediato e veloce a misura di click, perché solo così sarà ascoltato. Le primavere delle piazze arabe, gli indignados madrileni, il fronte referendario in Italia si mobilitano in rete, hanno strutture veloci e leggere, senza gerarchie e stanno rivoluzionando il rapporto tra cittadini, partiti e potere. Un ascolto da parte della classe dirigente del Partito la aiuterebbe a non chiudersi troppo in sé stessa e a comprimersi in logiche da cortocircuito (allineandosi al sistema canonico dei partiti che antepongono i problemi interni alle esigenze del Paese, occupandosi prevalentemente di personale, posti di lavoro e fette di potere da gestire). Non la rottamazione voluta da Renzi ma una trasmissione di saperi tra chi la politica la pratica da decenni e chi da pochi anni. E’ vero che i politici di lungo corso (lettera di Nicita del 19 aprile 2011) considerano “l’arte della mediazione e del compromesso equilibrato un valore per far maturare convergenze, evitare inutili e dannose contrapposizioni (come in quelle famiglie dove accade di tutto ma “la gente non deve sapere”!) ma è altrettanto vero che ai nuovi elettori un partito dei compromessi, per quanto equilibrati, non piace. Credo sia arrivato il momento di esprimere un pensiero chiaro e soprattutto coerente che ci aiuti a superare la logica della mediazione a tutti i costi. Un pensiero che ci aiuti a non far dire, a proposito delle critiche all’astensione sul ddl sull’abolizione delle province, “ci siamo incartati” ai nostri dirigenti, combattuti tra le vecchie logiche del potere e un ancora troppo timido indirizzo teso a romperle, sotto la pressione di un’opinione pubblica sempre più riluttante a comprendere le ragioni di alcune scelte. Il rapporto con le nuove generazioni è alimentato dalla spinta riformatrice, una spinta che il PD rischia di perdere ma che invece deve fondarsi sul nuovo protagonismo giovanile tanto straordinario quanto inatteso. Un protagonismo che odia le nomenklature, le correnti, i privilegi, i tatticismi e che ama l’organizzazione soft, veloce e concreta, al contrario dei partiti, elefantiaci e lenti. L’assenza di un progetto per il futuro rischia di tradursi automaticamente in un disprezzo per le generazioni future.

3) Rapporto del PD con le donne

 

Mai avrei pensato di fare un discorso “di genere” io che, negli anni del liceo, guardavo alle manifestazioni femministe con distanza e quasi fastidio perché “era già passato il testimone tra una generazione femminista che aveva molto combattuto (e che ora, a distanza di trent’anni, ringrazio per averlo fatto) e una generazione, la mia, ostile ai riti collettivi”, fiera della propria indipendenza e delle proprie identità, convinta di poter raggiungere ogni traguardo con o senza uomini e pervasa da un sano sentimento meritocratico. Se non ora quando e se non prima, perché ora? Perché ora si ha la consapevolezza che trent’anni (e in particolare l’ultimo ventennio) hanno privato noi donne dei traguardi, che avevamo raggiunto, non ci hanno consentito di colmare quel divario che erroneamente pensavamo di avere già annullato. Stiamo alla finestra a guardare cosa avviene negli altri Paesi; siamo tra gli ultimi per numero di donne impegnate nella politica e in incarichi da dirigenti nel mondo del lavoro (siamo superate solo da Polonia e Grecia!) Donne assenti, ininfluenti, perché duttili, flessibili alle decisioni superiori maschili, in tutti quei luoghi che incidono fortemente sulla vita della società dalle aziende pubbliche e private alle università, ecc.. Proprio oggi si sta discutendo al Palazzo di Vetro su emancipazione e discriminazione con una serie di domande che l’ONU sta porgendo al Governo italiano sulle donne in cui risulta chiaramente che manca in Italia un’adeguata consultazione della società civile femminile che è molto attiva in materia di diritti delle donne.

L’etica pubblica non è moralismo e certamente non sto qui a raccontarvi che “il velinismo è di destra e che l’impegno è di sinistra”. Credo che le donne rappresentino, in questo delicato momento della storia politica italiana, non il valore aggiunto ma il valore, uno sguardo etico che manca alla politica fatta dagli uomini. Non è un caso che il trasformismo in politica abbia attecchito principalmente tra gli uomini e sia un pratica che poco attrae le donne. Il PD deve accogliere le nuove vite del femminismo. In questa fase, di fronte a manovre di governo misogine, la sinistra deve combattere tagli ai servizi e all’assistenza. I fischi a Rosy Bindi (rea di aver detto: “chiederò al mio partito di farsi attraversare e cambiare da questo movimento”) alla manifestazione di Siena fanno male ma sono indizi, neanche tanto nascosti, di un’insofferenza verso il Partito che più dovrebbe avere a cuore il destino delle donne.

4) rapporto PD e la nostra città.

Lo definirei espressione di una politica immobile (basta scorrere gli ordini del giorno delle nostre assemblee per rendersene conto: qualunque cosa accada, il primo punto è sempre stato nell’ultimo anno: ruolo del PD negli enti economici e giù con ATO, IAS, direttivo ASI in un continuo rinfacciarsi pensieri e azioni; proprio ieri mi sono arrivate due pagine con domande e risposte dell’on. Nicita sempre sugli stessi temi, come se, parafrasando Benigni, Palermo ha un problema: il traffico e Siracusa ne ha un altro: il traffico delle poltrone).
Perché il PD siracusano confida ancora nelle appartenenze e nelle rendite di posizione erose da tempo, perché ha così paura di perdere quel voto clientelare, che si perpetua di generazione in generazione, perché rimane prigioniero degli “pseudo-probiviri” che non sono altro che ciò che rimane della partitocrazia degli anni Settanta? Apprezzo, forse perché è un tema che mi sta particolarmente a cuore, l’atteggiamento dell’area Bersani nei confronti della causa ambientalista a Siracusa, abbracciata prima che si capisse che i cittadini cominciavano ad essere reattivi sui temi dell’eccessivo consumo del suolo a Siracusa e sulla mancata tutela di un patrimonio archeologico e paesaggistico unico al mondo.
Tutto questo tempo dedicato agli scontri sulla gestione degli enti è stato sottratto alla riflessione sulle molte realtà di Siracusa, sulla latitanza dei servizi, sulla preservazione dei beni comuni e sulle nuove forme di diseguaglianza sociale. Quello che serve oggi è essere esigenti, mettersi al lavoro per una rigenerazione urbana tra centro storico e delocalizzazione. Ora più che mai è necessario rigenerare la città non solo con una nuova generazione di amministratori ma, anche e soprattutto, con una rigenerazione delle idee, dei programmi e delle opportunità di rilancio culturale ed economico (questo, credo, sia il senso del lavoro che stanno portando avanti all’interno dell’esecutivo cittadino, frutto comunque di una liturgia spartitoria alla quale mi sembra sia difficile rinunciare!). Creare un laboratorio delle idee invece dovrebbe configurarsi come uno spazio comune dove valorizzare anche i “clandestini della politica”, esclusi dalle logiche di rappresentanza e dalle decisioni pubbliche e anche quei tesserati appartenenti alla società civile che credono (lo so a voi sembrano illusi!) di poter cambiare le logiche ancora in vita all’interno del partito.

Perché “idealmente la ragione e la logica dovrebbero trionfare sopra l’emozione” ma purtroppo le cose non funzionano così. “La logica può convincere ma solo l’emozione può motivare” (Jonathan Alter) e convincere gli elettori realmente e concretamente che non saranno ripetuti gli errori del passato. Solo così si costruirà la vera alternativa al Centrodestra. Se il PD usa “cambia il vento” solo come slogan e rimane sempre lo stesso, noi non ci emozioneremo più.

 

 

Il Pd per la costruzione dell’alternativa al centro destra
(Bruno Marziano)

 

Care compagne e cari compagni, amiche e amici democratici, graditi ospiti, il 15 luglio e con quasi 40 gradi non è certo il momento migliore x le iniziative politiche, ma abbiamo ugualmente voluto organizzare questo incontro prima della pausa estiva perché, nonostante le tensioni interne nella vita del nostro partito, che ci hanno visto in questi mesi contestare anche duramente le scelte del segretario Cafeo, fino a chiederne le dimissioni e ad auspicare una direzione collegiale di garanzia come condizione per ripristinare una normale agibilità politica per tutte le componenti interne, la situazione del paese in generale e quella della nostra provincia in particolare, sono tali da richiedere l’avvio di una nuova fase della battaglia di opposizione ai governi di centro destra alla Provincia e al Comune di Siracusa e l’avvio della costruzione di un programma e di una coalizione di centro sinistra in grado di battere il centrodestra siracusano e di rappresentare una vera alternativa al fallimento totale dei berlusconiani e dei “responsabili” locali.
Certo le tensioni al nostro interno non sono di poco rilievo e non riguardano solo la nostra vita interna ma possono avere refluenze negative su tutta la coalizione e ne siamo ben consapevoli.
Ma sarebbe un grave errore considerarli solo come guerra interna per le “poltrone” come, me ne rendo conto, può apparire all’esterno e agli occhi di molti nostri elettori.

Ma scelte come la sostituzione proditoria di Turi Raiti dal cda dell’IAS, senza uno straccio di consultazione e discussione interna, senza una sola riunione, neanche degli organismi esecutivi ed adducendo scuse ridicole, non sono questioni di poltrone ma hanno forti ricadute nella capacità del PD di contrastare l’intreccio politico affaristico in gangli fondamentali dell’economia e della società siracusana come quello della gestione delle acque, intesa in senso largo, dalla gestione del servizio idrico integrato, al tema della depurazione e dello smaltimento dei fanghi industriali, alle bonifiche previste nell’area industriale, agli interventi nel porto commerciale di Augusta,interventi per centinaia di milioni di euro sui quali si può realizzare un intreccio politico affaristico che parte da Roma, passa per Palermo ed ha forti legami a Siracusa ed Augusta e che potrebbe rivelarsi soffocante per le forze progressiste e democratiche di questo territorio e rispetto al quale le attuali nomine nel cda dell’IAS potrebbero non essere estranee.

Intreccio questo che si replica anche nel governo del territorio attraverso la gestione di un PRG della città che ne consente l’aggressione anche nelle sue parti sensibili(Pillirina, Mura Dionigiane) e contro il quale il PD cittadino, il gruppo consiliare, un vasto movimento di opinione cittadino , i parlamentari regionali del partito stanno conducendo una bella battaglia politica e consiliare.

Le scelte tendenti a mortificare una componente interna, alcuni comportamenti ai limiti della trasversalità, in particolare nei confronti della amministrazione Bono, episodi e fenomeni di trasversalismo con componenti del centrodestra sono spie del pericolo di una mutazione genetica del sistema di valori fondativi del PD e delle ragioni della nostra appartenenza e della nostra presenza.

Ma, ripeto, queste vicende interne non ci fanno perdere di vista la straordinarietà della situazione politica dei due maggiori enti locali, Provincia e Comune di Siracusa, entrambi amministrati dal centro destra.

Alla Provincia e al Comune di Siracusa c’è una situazione identica e speculare rispetto a quella che esiste a livello nazionale dove galleggia un Governo nazionale che ha perso la maggioranza dei consensi nel paese, come hanno plasticamente dimostrato sia le elezioni amministrative che i referendum, ma che resiste grazie al voto dei cosiddetti “responsabili” formazione frutto di quell’indecoroso mercato politico che ha preceduto il 14 dicembre e che ancora continua; il governo del crepuscolo di Berlusconi e del berlusconismo che sta potendo affrontare le emergenze del Paese ed in particolar modo l’aggressione della speculazione internazionale, solo grazie al senso di responsabilità delle opposizioni e del PD in particolare.

Allo stesso modo, alla Provincia e al Comune di Siracusa ci sono due giunte che sono l’ectoplasma di sè stesse, fotocopie sbiadite delle giunte che si insediarono tre anni fa sull’onda di un travolgente successo elettorale.

Quel centrodestra macchina da guerra del consenso, invincibile armata elettorale non c’è più: interi partiti come l’MPA e l’UDC hanno cambiato collocazione politica, il PDL si è frantumato in tre con la nascita di FLI e di FDS, l’ex UDC diventato PID, rimane soprattutto un fenomeno locale.

Nei due maggiori Enti Locali della provincia galleggiano perciò due giunte locali che, come il governo nazionale, hanno perso consenso elettorale e riconoscimento politico nelle istituzioni. Continui rimpasti, rotazioni vertiginose di assessori, una giunta, quella della Provincia, incompleta da mesi,in ambedue navigazione a vista ed assicurata solamente grazie all’intervento quotidiano dei big nazionali e regionali.

Alla provincia una situazione di quasi paralisi, rotta solo da proclami roboanti su campagne come tolleranza zero ed altre amenità; una giunta che vive , appropriandosene, delle attività e del retaggio del passato che in questi tre anni, ha provocato con le proprie scelte il fallimento totale della sua funzione nel campo della gestione del servizio idrico integrato, scelte che hanno pure provocato l’intervento della magistratura e l’accusa nei confronti del presidente Bono di concussione aggravata e che hanno portato la Regione a nominare, finalmente, un commissario straordinario per la gestione dell’ATO stesso. In questi anni non ha fatto fare un solo passo in avanti alle opere pubbliche che erano arrivate quasi al completamento (cinema Verga, Prefettura, Autodromo, Ostello della gioventù etc).

La vecchia maggioranza che ha vinto le elezioni è ormai in frantumi e le divergenze interne tali da costringere il Presidente dell’ente a non potere completare la giunta nominando l’assessore al lavori pubblici.

Uguale e speculare situazione è quella del comune di Siracusa; anche in questo caso vecchia maggioranza in frantumi, salvataggio notturno di del sindaco ma al prezzo di un preannunciato nuovo rimpasto. Già adesso la giunta è semicommissariata con la presenza di deputati e senatori, un nuovo rimpasto ne potrà determinare la paralisi completa.

Gran parte del merito della crisi del centrodestra cittadino e della sua frantumazione è merito delle battaglie sociali e consiliari di quello schieramento cui accennavo prima (opposizioni consiliari, movimenti cittadini etc).

In particolare la vicenda delle varianti al Piano Regolatore Generale, con un ruolo protagonista delle opposizioni e del pd è quella che maggiormente ha aperto le contraddizioni all’interno della maggioranza. Pezzi di centro destra a difesa delle scelte di piano e una parte della stessa maggioranza schierata per la sua modifica.

Su questo versante non solo il PD e le forze di opposizione hanno ottenuto un grande risultato politico e di immagine, ma siamo riusciti anche a determinare le condizioni normative perché questa battaglia abbia successo.

Avere ottenuto dal dipartimento urbanistica dell’assessorato regionale al territorio e all’ambiente il parere sulla non necessità della VIA VAS per le variante che riducono o annullano il carico edilizio, ed averlo potuto esibire nel corso del Consiglio Comunale decisivo su questo argomento ha rafforzato enormemente la nostra posizione e reso inattaccabili le nostre posizioni.

Non a caso in quel Cons Com il centro destra ha potuto solo ottenere una maggioranza numerica ma è stato largamente battuto politicamente. Quella dell’ultimo consiglio comunale è solo, però una tappa di una battaglia che prevede ancora un lungo percorso. Non entro nel merito dei dettagli della vicenda,quali ad esempio le conseguenze giuridiche della convenzione semiclandestina firmata dal dirigente dell’urbanistica, voglio solo dire che oggi la nostra battaglia in consiglio può continuare con più forza ed efficacia.

Vecchio centro destra in frantumi e compagini amministrative in crisi, navigazione a vista, senso di precarietà istituzionale delle giunte Bono e Visentin. Ci sono le condizioni affinchè il centro sinistra siracusano nella sua accezione più ampia si ponga l’obiettivo di riconquistare il governo della gran parte degli enti locali siracusani e dei due maggiori in particolare.

Ci sono le condizioni per l’alternativa al centrodestra e ai suoi metodi di governo. Un programma condiviso, frutto anche delle battaglie di questi anni e di questi giorni , una coalizione, la più ampia possibile che si candidi non solo a vincere le elezioni, ma soprattutto a governare e un metodo condiviso per decidere le candidature ai vertici degli enti.

Senza volere mutuare formule romane o palermitane, senza scimmiottare le vicende nazionali o quelle regionali, riteniamo però che le condizioni migliori in una provincia come la nostra siano quelle di dar vita ad un ampio schieramento di forze politiche che, assieme alle componenti più organiche del centro sinistra (pd, sel, idv) possa vedere al suo interno tutte le forze del terzo polo(mpa,udc,aps,fli).

I risultati elettorali di questa ultima tornata, pur nella relativa ampiezza del campione vanno in questa direzione, sia in generale in sicilia sia in particolar modo nella nostra provincia. Sia a Lentini che a Noto, anche se al turno di ballottaggio, è questo schieramento che la gente ha premiato ed ha voluto mandare al governo delle due città. Se poi potessimo per un minuto mettere assieme l’attuale consistenza elettorale dei partiti di questo schieramento ne risulterebbe che è questa la strada da seguire per costruire l’alternativa e affrontare con successo le prossime elezioni amministrative.

Già il prossimo anno andranno alle urne per il rinnovo dei consigli comunali e dei sindaci ben sei comuni della provincia.

Per questo fin dalla ripresa dopo la pausa estiva ai primi di settembre dovremo mettere assieme tutte le forze di questo schieramento e cominciare a discutere di programmi e di metodo di scelta dei candidati. La nuova legge elettorale, infatti,non prevede più l’effetto di trascinamento dei sindaci da parte delle liste, ma prevede il voto confermativo il che rende molto più decisiva per la vittoria la scelta del sindaco, così come prevede per alcuni dei comuni che andranno al voto il metodo del sistema proporzionale a turno unico. Una rivoluzione anche e soprattutto per il sistema delle alleanze politiche.

Ciò che riusciremo a realizzare in occasione di queste amministrative parziali sarà il migliore banco di prova per le amministrative del 2013 che riguarderanno Provincia e Comune di Siracusa.

Anche in questo caso siamo consapevoli delle difficoltà e degli ostacoli: ogni forza politica segue le proprie dinamiche nazionali e regionali,spesso divergenti, in molte realtà ci sono localismi che impediscono di mettere tutto assieme, in molti casi ci sono differenze di impostazione politica e differenze programmatiche difficilmente conciliabili.
Ma un partito come il PD che si candida a governare l’intero Paese, una coalizione che vuole essere alternativa non solo elettorale ma politica, uno schieramento che intende rompere il blocco sociale ed interessi rappresentato dal centro destra deve avere questa capacità di amalgama e di unità.
Percorso non facile e non breve, ma possibile.

La nostra iniziativa di oggi vuole essere un contributo alla costruzione di questo percorso e di questo obiettivo.

  • Bruno Marziano | Sito ufficiale

    Io sto con chi crede ancora nella politica seria e per bene. In questi anni, da solo o con il gruppo parlamentare del Partito Democratico, mi sono impegnato a Siracusa e in Sicilia per dare risposte concrete ai bisogni e alle aspettative della gente. Il mio lavoro ha sempre riguardato diverse aree strategiche per lo sviluppo del territorio: industria, politiche del lavoro, infrastrutture, ambiente, sanità, politiche sociali, scuola, università e formazione, cultura e turismo Sempre al servizio delle famiglie, dei giovani, dei lavoratori, delle imprese.